La vetrata successiva è dedicata a Fra Giovanni da Giussano, domenicano, predicatore in Sant'Eustorgio, teologo oltre che matematico e architetto. Come esperto di problemi tecnici, seguì il cantiere della Fabbrica del Duomo di Milano dal 1392 per circa vent'anni.
Sassu presenta all'osservatore uno spaccato della costruzione del Duomo di Milano, la grande cattedrale gotica generata dall'ultima delle grandi fabbriche organizzate nello spirito del cantiere medievale. Ha saputo concentrare in un'unica scena la genesi e lo sviluppo della cattedrale "più grande, più ricca e più ornata delle chiese gotiche" come era nel volere di Gian Galeazzo Visconti.
La composizione inizia con un telamone, chiaro richiamo a quelli della facciata, e prosegue poi con la Guglia Carelli, la più antica del Duomo, rappresentante San Giorgio con la resta in mano e il volto di Gian Galeazzo Visconti; poi gli operai affiancati dal direttore, in abito rosso, che osserva attentamente i disegni della cattedrale.
Al centro della composizione è raffigurato Fra Giovanni a cavallo: la cronaca del tempo ci rivela che al frate nel 1410 fu donato un cavallo bianco quale simbolo di potere, perché il religioso soffriva di gotta e per questo faticava a spostarsi dal convento di Sant'Eustorgio alla Fabbrica del Duomo.
La parte destra della vetrata mostra la fatica della costruzione: i barconi carichi di marmi di Candoglia, gli uomini colti nello sforzo di trasportare a terra il prezioso materiale con l'aiuto di una grossa carrucola, un cavallo, dai colori insoliti, bloccato da un palafreniere. Sullo sfondo uno spaccato della Milano medievale soprattutto il Duomo in costruzione, rappresentato in corso d'opera proposto nella scansione ritmica dei contrafforti senza alcun cenno alle forme gotiche né alle vetrate. Sull'intera composizione domina la luce e il colore: straordinari riflessi rosati del marmo, l'azzurro del cielo milanese, il colore "fauve" del cavallo.
Il linguaggio degli sguardi lega le figure presenti nella composizione: partendo dal gruppo di sinistra si nota come gli operai della fabbrica guardino con sottomissione la figura di Gian Galeazzo Visconti che esce dalle forme marmoree per divenire il signore al quale bisogna riferirsi per ogni intervento; i capomastri del cantiere aspettano indicazioni da Fra Giovanni mentre gli sguardi degli uomini addetti allo scarico dei marmi si accordano all'unisono per scandire i movimenti.