Orari di apertura al pubblico:
Lunedì-giovedì: 9.30-13.30
(ultimo ingresso 12.30) / 14.30-17.15 (ultimo ingresso 16.30)
Venerdì: 9.30-13.30 (ultimo
ingresso 12.30)
Ingresso libero
La proposta articola un discorso
comprensivo di aspetti letterari e
artistici attraverso l’esame di uno degli elementi qualificanti della cultura
brianzola, il lavoro e in particolare
l’uomo che lavora, facendo propria in modo egregio uno dei pilastri della
cultura universale.
La società è cambiata ed è mutato
radicalmente il modo di lavorare: la radice
artigianale del lavoro, con il gusto di fare sapientemente con le proprie
mani, è stato sostituito da serialità industriale e dai lavori di contenuto
tecnico ed intellettuale.
Riandare agli antichi mestieri significa riscoprire oltre che modi di lavorare anche
modi di relazione, di affronto della realtà tipici di un mondo che,
rispetto ad oggi, procedeva a ritmi rallentati.
Lo scrittore Italo Calvino ha
teorizzato il concetto di lentezza:
tale espressione, a nostro avviso, può esprimere anche il carattere
fondamentale dei rapporti sociali di un tempo. In quella società il rapporto
delle persone con il tempo era certamente meno conflittuale di oggi.
Abbiamo scelto un gruppo di artisti ai
quali abbiamo affidato l’interpretazione
pittorica di un antico mestiere; la loro capacità di illustrazione, senza
alcun vincolo di tecnica, ha fatto emergere un’umanità variopinta e, a volte,
bizzarra, soprattutto per le attività più curiose e, in parte, estinte. Per
dare uniformità alla rassegna abbiamo vincolato i pittori ad un’unica
dimensione delle opere.
Sono mestieri della Brianza… ma non
solo. Sono stati scelti i più popolari
tra le centinaia possibili: si, perché quando si sfogliano i volumi che
conservano traccia delle molteplici attività che sono alla base di tutte le
civiltà, ci si rende conto di quanto numerose esse siano!
L’esposizione delle opere è
accompagnata da brevi testi, alcuni in dialetto, attraverso i quali
ricongiungere le rappresentazioni al contesto sociale da cui sono state
generate. Un modo dunque anche di far
riecheggiare alcune espressioni della lingua dialettale.
I mestieri illustrati
(denominazione
dialettale)
Barbee, Baslottee, Becchee, Brumista,
Cantastori, Cavallant, Dottor, Facchin, Ferree, Fironatt, Frutireu, Gelatee,
Impajadur, Lavandera, Legnamee, Liutaio, Locch, Magnan, Magut, Marussee,
Materazzee, Merlettaia, Moletta, Mornee, Ombrelee, Orologee, Ost, Paisan,
Posten, Prestinee, Quel de l’orghenin, Regiura, Sarta, Spazzacamin, Strascee,
Zoccorat.
Gli artisti
Angelo
Bartesaghi, Alessandro Berra, Alberto Bogani, Paolo Bonetto, Gianfranco
Brambilla, Marco Busoni, Cesare Canali, Silvano Capellini, Enrico Carzaniga,
Egidio Cassanmagnago, Alberto Ceppi, Maddalena Ceppi, Donato Ciceri, Pietro
Floria, Simona Francioso, Raffaele Francomano, Angelo Fumagalli, Enrico
Galbiati, Angela Marabese, Renato Molteni, Giuliano Motteran, Khudoley Olena,
Aleksandra Ostapova, Luigi Rossini, Vanni Saltarelli, Gerry Scaccabarozzi,
Flavia Somasca, Giuseppe Sottile, Bartolomeo Spanò, Mario Tettamanti, Sergio
Turle, Stefano Vavassori
CIRCOLO CULTURALE DON RINALDO
BERETTA – Presentazione dell’Associazione organizzatrice
È nato
agli inizi degli anni 60’
su iniziativa intraprendente di un gruppo di giovani animati dal desiderio di
dare vita, all’interno del paese, a un ambito di confronto critico e capace di
una lettura consapevole delle grandi trasformazioni che interessavano la
società italiana. Vi era la necessità di trovare una chiave di interpretazione
degli eventi e un personale criterio per le scelte di vita.
L’attività
del Circolo Culturale è orientata da un’ispirazione cristiana: emblematica
l’attenzione all’opera dell’illustre storico della Brianza, Don Rinaldo
Beretta, del quale sono stati pubblicati negli anni saggi e articoli e si tiene
viva la memoria.
Grande
attenzione è prestata ai valori della famiglia e del mondo del lavoro.
L’iniziativa
che ha assunto rilievo negli anni è il Concorso di Pittura che ha raggiunto il
traguardo di 42 edizioni.
Nel 2006
è stata promosso la realizzazione in Giussano della grande mostra “Montini
Paolo VI – Cultura, arte e annuncio”; successivamente viene allestita la mostra
“I Promessi Sposi di Giorgio Scarpati”, presentando la rassegna completa degli studi grafici sui Promessi Sposi realizzati
dal pittore Giussanese. E tante altre mostre e rassegne.
Nel corso
degli anni il Circolo ha promosso diverse manifestazioni legate ai temi della
cooperazione e della mutualità.
Molteplici
attività del Circolo sono improntate all’impegno civico, all’attenzione per il
territorio e alla crescita della comunità locale, con al centro la promozione
della persona, dei suoi valori in un’ottica disinteressata e di gratuità.
Cenni critici
su lavoro e dialetto
Franca
Pirovano, scrittrice esperta della cultura
popolare della Brianza.
Non
sempre i proverbi suggeriscono la
saggezza di un popolo, ma nel caso del lavoro mi sembra che le massime diffuse
nella vecchia Brianza possano addirittura insegnarci ancora qualcosa. E del
resto i brianzoli sono e sono stati orgogliosi della loro laboriosità, oggi
come l’altro ieri. Mi pare interessante
a questo proposito ricordare due immagini medioevali presenti nella chiesetta di san Martino (parrocchia di
Carugo, comune di Mariano) che raffigurano Adamo
nel Paradiso Terrestre e poi chino a
lavorare la terra con la zappa: ebbene, l’Adamo che lavora ha capelli e
barba corti, un aspetto meno selvaggio di quando era felice e sfaccendato nel
giardino dell’Eden, quasi a mostrare la funzione civilizzatrice del lavoro
umano.
E del
resto “laurà cun alegrìa l’è ‘l mèi mesté che ghe sia”. Non che sia
facile lavorare con gioia: la stessa parola lavoro deriva dal latino labor ,
che significa fatica e sofferenza…Infatti i brianzoli dicevano: “a
laurà se fa fadiga” perché “la
tèra l’è bassa”.
C’era
però grande fiducia nel valore del lavoro: si poteva raggiungere la
tranquillità economica imparando un buon mestiere, perché “a chi g’ha un mesté in man ghe
manca minga un tocc de pan”, e
a chi voleva lavorare di più si
ricordava che a mesterasc corrisponde
daneràsch.