Una campagna
di comunicazione in difesa di tutte le donne che vivono in Paesi governati da
totalitarismi dove sono negati i diritti morali e sociali.
È
l’iniziativa promossa dall’assessorato alle Pari Opportunità del Comune di
Giussano per esprimere solidarietà verso le donne costrette a rinunciare alla
propria libertà di espressione. Simbolico anche il titolo dato all’azione
comunicativa che attraverso la denominazione “Don(n)a libertà” gioca sul doppio
valore della libertà intesa come dono e come diritto universale da tutelare.
La campagna
di comunicazione veicolata dal Comune di Giussano prende spunto da quanto sta
accadendo in questi giorni in Iran a seguito dell’uccisione da parte della
polizia della 22enne Mahsa Amini, arrestata per aver indossato male il velo, e
della repressione violenta delle successive proteste che hanno provocato la
morte di Hadis Najafi, ventenne diventata simbolo del dissenso.
“La campagna di comunicazione vuole essere
uno strumento per stare vicino a tutte le donne iraniane e a tutte le donne che
nel mondo lottano per la libertà sfidando i regimi totalitari che le privano
della loro di dignità” afferma l’assessore
alle Pari Opportunità Sara Citterio.
Sulla
locandina, che verrà rilanciata tramite il sito web istituzionale e i canali
social ufficiali, spiccano i capelli al vento simbolo di libertà e viene
ripreso l’hashtag #IranProtests che in tutto il mondo sta accompagnando la
discesa in piazza per rivendicare il diritto delle donne ad essere libere.
“Il nome di Mahsa Amini, ed i suoi capelli,
rappresentano un simbolo forte da cui partire per riportare all’attenzione
internazionale una problematica che ancor oggi investe molte donne oppresse a
cui è impedito esprimersi in libertà. – aggiunge l’assessore Citterio – Oltre all’Iran, sono numerosi gli Stati in
cui i regimi impediscono alle donne di vivere la loro vita associativa,
culturale, sportiva, scolastica e lavorativa, negando loro il diritto ad
un’esistenza appagante e serena”.
Nella
campagna comunicativa è citata una frase della scrittrice iraniana Azar Nafisi che
da tempo è impegnata a spiegare la situazione delle donne nel suo Paese: “Se
vuoi sapere quanto è libera e aperta una società, guarda quanto sono libere le
sue donne”.
Nel libro “Leggere
Lolita a Teheran” di Azar Nafisi, pubblicato nel 2003 e disponibile nel
circuito di BrianzaBiblioteche, infatti riveste particolare importanza un
passaggio che, purtroppo, nei Paesi oppressi da totalitarismi non smette mai di
essere attuale: “Adesso che non potevo
più pensare a me come a un'insegnante, una scrittrice, che non potevo più
indossare quello che volevo, né camminare per strada al mio passo, gridare se
mi andava di farlo o dare una pacca sulla spalla a un collega maschio, adesso
che tutto ciò era diventato illegale, mi sentivo evanescente, artificiale, un
personaggio immaginario scaturito dalla matita di un disegnatore che una gomma
qualsiasi sarebbe bastata a cancellare”.
Giussano, 4 Ottobre
2022